Il DB 603 è stato il motore aeronautico di maggiore cilindrata unitaria tra quelli prodotti in serie dalla Daimler-Benz nel corso della Seconda guerra mondiale. Il suo progetto originario risale alla seconda metà degli anni ’30 e venne sviluppato a partire dal modello più piccolo DB 601, mantenendo lo stesso schema costruttivo con 12 cilindri a V invertita e introducendo varie modifiche, la più rilevante delle quali è il notevole incremento della cilindrata totale, da 33.9 litri a 44.5 litri. La produzione in serie venne avviata soltanto nel 1941 e fino al 1945 furono sviluppate 36 diverse versioni del motore: alcune di esse avevano regolazioni specifiche per combustibili a elevato numero di ottano o si caratterizzavano per dettagli relativi a una particolare destinazione d’uso, altre invece differivano in modo significativo per l’impiego di nuovi sistemi di sovralimentazione e rimasero allo stadio sperimentale. In totale furono prodotte 8758 unità che equipaggiarono vari velivoli, tra cui i Messerschmitt Me 410, gli Heinkel He 219 e i Dornier Do 335.
Nel 1939, uno dei primi prototipi del DB 603 fu utilizzato nella vettura Mercedes-Benz T 80, realizzata su progetto di Ferdinand Porsche per conquistare il nuovo primato di velocità terrestre. Per questa particolare applicazione, il motore fu elaborato raggiungendo 2800 CV sul banco di prova, con una ipotesi di sviluppo fino 3500 CV. A causa della guerra il progetto venne poi abbandonato.
In Italia il DB 603 fu impiegato per la realizzazione del velivolo caccia-intercettore FIAT G. 56. Il velivolo venne direttamente sviluppato dal FIAT G. 55 su richiesta del ministero dell’aeronautica tedesco del 1943. Costruito in soli due esemplari, fu collaudato con successo nell’aprile del 1944 a Torino ma, a causa delle evoluzioni belliche, la sua produzione in serie non venne mai avviata.
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Dornier Do 335
Heinkel He 219
Messerschmitt Me 410
Focke-Wulf Ta 152 C (sperimentale)
FIAT G. 56
L'esemplare esposto fa parte del patrimonio storico della Aeronautica Militare Italiana ed è stato restaurato dal Museo dei Motori nell’ambito di un progetto di ricerca, tutela e valorizzazione museale di motori aeronautici di varie epoche, realizzato congiuntamente tra la Forza Armata e l’Ateneo di Palermo in occasione del Centenario dell'istituzione dell'Aeronautica Militare.
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