Questo motore a vapore, risalente alla fine del XIX secolo, è il reperto più antico della collezione dei motori navali del Museo. Sebbene non sia nota con esattezza la sua origine, le caratteristiche di vari elementi indicano una probabile costruzione inglese. Il motore è realizzato secondo uno schema costruttivo ampiamente usato in ambito navale fino ai primi decenni del ‘900, in cui il blocco dei cilindri è collegato al basamento tramite tiranti e supporti interconnessi. Ciò consentiva la realizzazione di una struttura molto più leggera e accessibile per le attività di manutenzione, rispetto a quella tipica dei motori stazionari, in cui cilindri e basamento sono fusi in un unico blocco. Il motore ha due cilindri con stantuffi a doppio effetto e il loro diametro è differente poiché la macchina è dotata di sistema di alimentazione a doppia espansione. Questa avviene in modo frazionato: la prima parte nel cilindro di alta pressione, a partire a partire dal valore presente nel generatore di vapore; la seconda parte nel cilindro di bassa pressione, dal valore di scarico del precedente cilindro fino quello dell’ambiente esterno o del circuito di condensazione (se presente). Tali caratteristiche, diffuse anche in ambito ferroviario, consentivano una notevole riduzione degli ingombri a parità di cilindrata e di pressione dell’impianto di alimentazione. Il motore è dotato di un sistema di regolazione di tipo Stephenson, che agisce sulla fasatura della distribuzione per variare in modo rapido ed efficiente la potenza erogata e il verso di rotazione della macchina, evitando l’utilizzo di un inversore meccanico tra il motore e l’elica di propulsione. Sebbene in passato questi motori siano stati prodotti in grandi quantità, solo pochi esemplari di tali dimensioni sono sopravvissuti fino ad oggi e sono oggetto di interesse collezionistico, soprattutto nei paesi anglosassoni.
Clicca qui per ascoltare l’audioguida su izi.TRAVEL
Piccole imbarcazioni a motore come yacht, rimorchiatori e pescherecci.