Lo studio del turboreattore Orpheus venne intrapreso di propria iniziativa dalla Bristol Siddeley nel 1953 e già nell’anno successivo la prima versione (BOr.1) superò la prova di omologazione di 150 ore con una spinta di 14.6 kN. A metà del 1955 fu installato con successo nel prototipo del caccia leggero Folland Gnat. Nel 1956 alcuni motori della versione BOr.2 vennero sottoposti a dei test molto impegnativi con temperature ambiente di +43 °C e 80 % di umidità e poi ancora in clima pressoché artico con temperature di -34 °C, dimostrando ottima affidabilità anche in condizioni estreme di funzionamento. Visti gli ottimi risultati il motore fu ulteriormente sviluppato nella versione BOr.3 del 1957, che venne scelta per equipaggiare il nuovo caccia leggero FIAT G. 91, impiegato per 30 anni in vari paesi della NATO. In Italia venne impiegato in vari reparti dell’Aeronautica Militare, tra cui le Frecce Tricolori fino al 1982. Il motore ottenne un notevole successo e venne prodotto su licenza anche in India, Francia, Germania e Italia, dove fu costruito dalla FIAT in versione 803 (BOr.3). Progettato specificamente per velivoli leggeri da caccia, l’Orpheus si caratterizza per un elevato rapporto tra spinta propulsiva e massa, il migliore tra i motori della sua categoria nel 1957 (versione 803/BOr.3). La parte anteriore è costruita in lega leggera mentre il corpo del compressore e tutti gli accessori è in unico pezzo in lega di magnesio e zirconio. L’albero motore è sostenuto da due soli cuscinetti posti alle estremità anteriore e posteriore, cioè rispettivamente prima delle giranti compressore e a valle della turbina monostadio. La camera di combustione è di tipo cannulare, cioè con singoli tubi di fiamma (7) a flusso diretto racchiusi in un’unica camera di combustione.
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Velivoli FIAT G. 91 R e T