Nell’immediato dopoguerra varie aziende del settore aeronautico tentarono di riprendere le attività industriali attraverso la riconversione della produzione per l’impiego in ambito civile. I motori di piccola e media potenza, sviluppati tra la seconda metà degli anni ’30 e i primi anni ’40 prevalentemente per velivoli addestratori, risultarono in linea con il nuovo sviluppo dell’aviazione generale. A tale fine l’Alfa Romeo riprese il progetto del motore 121 del 1943, realizzando un nuovo modello migliorato dal punto di vista prestazionale attraverso l’impiego di un turbocompressore ad azionamento meccanico e di un riduttore di velocità per l’elica propulsiva. Il motore 121 venne realizzato in versioni differenti, RC14, RC20 e RC22, che si distinguevano soltanto per le diverse quote di adattamento, rispettivamente pari a 1400, 2000 e 2200 metri sul livello del mare, corrispondenti alle quote di volo in cui il motore forniva la massima potenza (esclusa la fase di decollo con particolari regolazioni). Ciò era ottenuto mediante una diversa taratura del sistema di sovralimentazione, a seconda delle necessità del velivolo utilizzatore. Il progetto del motore si caratterizza per lo schema costruttivo con otto cilindri a V invertita e per il sistema di raffreddamento ad aria. Questo è basato su un accurato studio delle alettature dei cilindri e delle teste, nonché sull’utilizzo di diversi deflettori d’aria per assicurare la ripartizione ottimale del flusso di raffreddamento tra le varie parti del motore. In generale il motore risulta abbastanza compatto e leggero, con prestazioni comparabili a quelle dei motori di pari categoria. Nonostante ciò, la produzione in serie dell’Alfa Romeo 121 fu interrotta dopo un numero ridotto di esemplari a causa della scarsa diffusione commerciale, o mancata produzione (es. Aermacchi MB-310 e 311), dei velivoli cui era destinato.
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Velivoli SAI Ambrosini Super S.7.
L'esemplare esposto fa parte del patrimonio storico della Aeronautica Militare Italiana ed è stato restaurato dal Museo dei Motori nell’ambito di un progetto di ricerca, tutela e valorizzazione museale di motori aeronautici di varie epoche, realizzato congiuntamente tra la Forza Armata e l’Ateneo di Palermo in occasione del Centenario dell'istituzione dell'Aeronautica Militare.