Nel 1919, dopo la riconversione di buona parte della produzione industriale del primo dopoguerra, l’Isotta Fraschini introdusse un nuovo modello di autotelaio destinato alla realizzazione di varie tipologie di vetture di lusso presso i più rinomati carrozzieri. In breve, grazie a queste particolari e pregiate costruzioni artigianali, il nuovo modello, denominato tipo 8 dal numero dei cilindri in linea del suo motore, riscosse un largo successo in tutto il mondo, diventando uno degli status symbol automobilistici degli anni ’20, in diretta competizione con i corrispettivi modelli prodotti dai più importanti costruttori, tra cui Bugatti, Rolls-Royce e Duesemberg. Nel 1924 venne introdotta la versione 8 A, con vari sviluppi al telaio e al motore, tra cui l’incremento di cilindrata fino a quasi 7.4 litri, ottenendo una potenza massima di 115 CV. Da questa derivarono le versioni sportive AS e ASS e infine la 8 B, con potenza massima di 160 CV. A causa di difficoltà economiche, la produzione automobilistica della Isotta Fraschini fu interrotta nel 1932. La stima del totale degli autotelai con motore a otto cilindri, realizzati a partire dal 1919, è poco inferiore a 1800 esemplari. Nel tempo molti esemplari sono stati demoliti, riutilizzando in alcuni casi i motori per altre applicazioni. Il motore esposto, avente matricola n. 1474, è stato costruito tra il 1929 e il 1930 per l’autovettura con telaio n. 1368, che probabilmente è stata demolita negli anni ’40. Il suo motore è stato utilizzato come unità ausiliaria di emergenza della antica funivia che collegava Trapani ed Erice. Inaugurato alla fine degli anni ’50, l’impianto è rimasto attivo fino all’inizio degli anni ’80. Dopo venti anni in disuso l’antica funivia è stata sostituita da un moderno impianto avviato nel 2005 e la vecchia stazione motrice a Erice non è stata più ripristinata. Nel corso degli anni il motore elettrico principale, costruito nel 1954 dalla Tecnomasio Italiano Brown Boveri di Milano, è andato perduto mentre il motore Isotta Fraschini 8 A è stato recuperato nel 2018 dal Museo dei Motori dell’Università degli Studi di Palermo, nell’ambito di un progetto di tutela, restauro e valorizzazione museale realizzato in accordo con il Comune di Erice.