In campo automobilistico il freno elettrico è il misuratore di potenza più diffuso poiché dotato di una buona sensibilità e precisione anche a bassi carichi. I freni elettrici possono essere del tipo "a correnti parassite" oppure possono essere costituiti da una dinamo, utilizzando come coppia frenante il momento che essa genera durante l'erogazione della corrente. In questo caso, la determinazione della potenza del motore può essere effettuata misurando, mediante un voltmetro ed un amperometro, la potenza elettrica fornita dalla dinamo di cui è noto il rendimento ai vari regimi (metodo del generatore elettrico) ma nel caso più comune viene rilevata attraverso la misura della coppia di reazione dello statore (sistema della dinamo a culla). Lo statore, costituito dall'induttore ad anello della dinamo, è sopportato da due cuscinetti a sfere portati dal telaio fisso; il rotore, costituito dall'albero dell'indotto, è invece collegato all'albero a gomiti del motore attraverso un giunto elastico. Lo statore porta due bracci di cui uno serve a misurare la forza, agente alla sua estremità, necessaria ad equilibrare la coppia motrice; il secondo braccio, più corto, serve invece ad equilibrare il peso del primo, con l'applicazione di un opportuno contrappeso. La regolazione del carico è attuata, per piccole variazioni, variando l'eccitazione della dinamo con un reostato mentre la corrente prodotta viene dissipata in resistori elettrici, regolabili per consentire ampie variazioni di carico. La dinamo freno non è adatta per motori di grandissime potenze (motori fissi e marini) e per motori funzionanti ad elevatissimi regimi a causa della forte inerzia delle parti in rotazione. Questo tipo di freno elettrico presenta inoltre il vataggio di poter essere utilizzato come motore elettrico per trascinare il motore endotermico a vuoto (cioè senza accensione) per misurare direttamente la potenza necessaria a vincere gli attriti interni.
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